Crescono le preoccupazioni per le sempre crescenti emissioni di certi gas, i cosiddetti “gas serra”, e il loro potenziale impatto sull’ambiente e sul clima mondiale. Questi gas sono un sottoprodotto della combustione di combustibili fossili, e le loro emissioni derivano principalmente  dalle centrali elettriche e dalle automobili.

Trattati internazionali come il Protocollo di Kyoto impongono dei limiti (o quote) alla quantità di gas serra che i vari paesi possono produrre. Tale Protocollo pone dei limiti quantificati alle emissioni e stabilisce l’obbligo dei paesi ad operare una riduzione delle emissioni relativamente a un paniere di sei gas, il più importante dei quali è il biossido di carbonio (CO2), sebbene le emissioni di metano (CH4) e ossido di azoto (N2O) contribuiscano anch’esse in misura sostanziale al problema.

I paesi aderenti  al trattato assegnano queste quote alle singole aziende nazionali: le aziende che superano la quota stabilita hanno l’obbligo di acquistare “carbon credits” per le emissioni in eccesso rispetto alla propria quota, mentre quelle che si mantengono al di sotto di tale quota possono vendere i “credits” inutilizzati. I “carbon credits” creano un mercato per la riduzione delle emissioni di gas serra, assegnando un valore monetario al costo dell’inquinamento dell’atmosfera.   Un “credit” dà al titolare il diritto di emettere una tonnellata di biossido di carbonio.

L’esistenza di un mercato per i “carbon credits” consente a quelle aziende a cui risulta difficile o eccessivamente costoso ridurre il proprio livello di emissioni di pagare un altro partecipante al mercato per operare dei tagli delle emissioni al proprio posto. Ad esempio, a vendere i “carbon credits” potrebbe essere un’organizzazione che intraprende progetti mirati a ridurre le emissioni di carbonio, come piantare un determinato numero di alberi.

I  paesi più popolosi e le maggiori economie tendono a consumare più energia e quindi emettono una maggior quantità di gas serra. Non sorprende dunque che gli USA, la Cina, l’India, la Russia e i paesi dell’Unione Europea siano tra le nazioni responsabili delle maggiori emissioni di carbonio al mondo.

IL MERCATO

Vi sono attualmente due borse per il trading dei “carbon credits”: il Chicago  Climate  Exchange (CCX) e lo European Climate Exchange   (ECX).  I contratti su “carbon credits” comprendono sia i credits per le emissioni esistenti sia le compensazioni delle emissioni, che sono generate dalla partecipazione a progetti di compensazione idonei.

I fattori che influenzano le variazioni delle emissioni di carbonio sono:

Aumento del livello di emissioni di carbonio

Se i livelli delle emissioni continueranno a salire nel tempo, aumenterà anche il numero delle aziende disposte o costrette ad acquistare “credits” supplementari, il che potrebbe spingere il prezzo dei “credits” verso l’alto. Questo, a sua volta, potrebbe spronare sempre più gruppi ad intraprendere attività ecocompatibili in grado di generare “carbon credits” da vendere alle aziende inquinanti.